Domenica 18 settembre abbiamo dato avvio alle nostre attività
alla luce della ri-apertura del cortile, rimasto chiuso sin da giugno
per i lavori di rifacimento del prato. Ma qui non vogliamo
concentrarci sulla perplessità che può destare l’eccessiva durata
del cantiere (tre mesi); su questo abbiamo speso alcune parole in un
altro comunicato (QUI).
Maggiori perplessità, per non
dire profonda amarezza, sono nate quando abbiamo appreso che
l’obbiettivo dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio(DSU) è di chiudere il chiostro appena riqualificato con un
cancello, di cui la rete metallica che avete visto ultimamente non è
che un beffardo spettro.
Rivendichiamo l’apertura del chiostro: abbiamo
scacciato lo spettro, per adesso.
Quel che qui ci interessa
chiarire è che l'apertura del cancello si è resa necessaria per
garantire l'inviolabilità della pubblica fruizione di uno spazio -
questo del chiostro di dell’ex convento di Sant'Apollonia - che
rappresenta una felice eccezione in un centro storico sempre meno
verde e sempre meno vivibile.
Pretendiamo che il chiostro rimanga sempre accessibile:
il degrado usato come spauracchio contro l’apertura al pubblico
deriva dalla gestione burocratica e fallimentare di Regione Toscana e
DSU e prolifica a causa dell’incuria, dell’assenza di
manutenzione e della mai avviata ristrutturazione del plesso.
Pretendiamo inoltre l’immediata riapertura dell'aula
studio al piano terra, chiusa dopo neanche un anno dalla sua
inaugurazione per l'incuria della gestione, che si nasconde dietro
motivazioni come quella dello spaccio, il quale è semplice
conseguenza dell'abbandono dello stabile in questione.
Chi conosce il nostro quartiere sa di cosa parliamo: di un
quartiere diviso, carente di ogni servizio e
avvelenato da spaccio e
consumo di eroina. Storicamente dalla chiusura di spazi aperti
(vocati, per natura formale, a raccogliere persone) non è mai nato
nulla di buono. L'azione di chiudere il chiostro di Sant'Apollonia è
in linea con la generale tendenza ad indirizzare le persone, come
fossero automi, a frequentare sempre gli stessi spazi, le stesse
piazze, a percorrere le stesse strade congestionate di luoghi
pianificati a tavolino per il "tempo libero".
La sicurezza non si assicura mettendo un cancello o chiudendo gli
spazi vivi, l'effetto anzi sarà contrario.
Se c'è un'unità di vicinato, se le persone "controllano"
naturalmente i luoghi che vivono si innescano meccanismi
cooperazione, ma se le persone non ci sono tutto ciò non è
minimamente possibile.
In un quartiere in cui convivono la vecchia
residenza “autoctona” e la “nuova popolazione” - ovvero le
centinaia di studenti fuori sede che vi abitano, i tanti giovani che
si dividono l'affitto per trovare lavoro (spesso precario) in centro,
ed i tanti nuovi cittadini extracomunitari, noi (inteso come noi che
viviamo genuinamente gli spazi) - l'alternativa è rappresentata da una
gestione diversa, cooperativa e partecipata.
Chiediamo infine l'istituzione di una figura nel cortile che ne
garantisca l'apertura, la cura e la pulizia. Che
questo avvenga assumendo nuovo personale o aumentando il monte ore o
rivendendo i turni questo sarà da decidere di concerto con i
lavoratori del DSU e della ditta che gestisce in appalto la mensa
universitaria.
MAI PIU CANCELLI IN SANT'APOLLONIA!
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